Niccolò Vallese: il ragazzo “zero” di Albergo Etico e sua mamma Rosa intervistati da Freeda
Albergo Etico è stato raccontato dalla voce di Niccolò Vallese e sua mamma Rosa su Freeda, il progetto editoriale nato per dar voce ai cambiamenti epocali che interessano la condizione femminile. Si parla di femminismo, empowering, autonomia, libertà e inclusione, con toni distesi e colorati. Il progetto ha acquisito visibilità ed è cresciuto sui social in pochissimo tempo.
L’intervista è breve ma potentissima, racconta la storia di una mamma che ha desiderato tanto una gravidanza e che è felicissima quando resta incinta del ragazzo “zero” di Albergo Etico: Niccolò Vallese. Dopo due mesi dalla sua nascita arriva la diagnosi e il mondo inizialmente le crolla addosso, ma guardando Niccolò si rende conto che nulla può scalfire l’amore che prova per lui e gli promette che quel cromosoma mai gli impedirà di affermarsi.
La storia di Niccolò è la storia di un ragazzo come tanti, che impara un mestiere alla scuola alberghiera, che se ne appassiona e fa di tutto per riuscire a trovare un’indipendenza lavorativa. Del resto non ha mai avuto corsie preferenziali ed è maturato solo credendo in se stesso. Cosa ama del suo lavoro? Stare con la gente, divertirsi instaurando un rapporto vero con i clienti, stabilire amicizie con i colleghi. Niccolò oggi non è più solo un cameriere, ma insegnante e promotore nel progetto di Accademia dell’Indipendenza, dove ad altri ragazzi è data la possibilità di imparare un mestiere e contestualmente le abilità sociali e relazionali per stare in gruppo e diventare sempre più autonomi. Ascoltando Niccolò e Rosa la felicità sembra una ricetta semplice: amore materno, diritto allo studio, diritto al lavoro, passione, amicizia e amore, perché sono dieci anni che Niccolò ha anche una compagna.
Da parte della mamma Rosa riceviamo una bellissima lezione di genitorialità: in fondo, gli ostacoli che pongono alcune diagnosi sono frutto più delle ansie e paure dei genitori che non dei reali ostacoli dei ragazzi. “Perché essere normali non vuol dire nulla, si tratta di etichette che la società sceglie di imporre. Non bisogna mai porre dei limiti, che sono solo nella nostra testa. Il più grande gesto d’amore che un genitore può fare è lasciare che suo figlio voli lontano.”